19 febbraio 2019 – Anche in questo caso è passato molto tempo da quando abbiamo scritto le ultime note. E ancora una volta è stato un periodo difficile. La sintesi è che stiamo lavorando per trasferirci in camper entro fine maggio, ma quello che è successo in questo periodo è stato difficile, o quanto meno poco piacevole, da gestire.
Come abbiamo scritto lo scorso novembre, abbiamo cominciato a parlare del nostro progetto ai parenti più stretti e l’accoglienza, come nelle previsioni, non è stata delle migliori. Mia sorella a parole non si è detta contraria, se non esprimendo perplessità rispetto alla parte di “sogno”, ovvero la sostituzione del camper. In generale però il tenore della conversazione è stato abbastanza improntato all’incredulità, con una benedizione “blanda”.
Decisamente peggio è andata con i miei genitori, che hanno ascoltato con svagata attenzione facendo finta di non capire bene quali fossero i nostri piani. Ma a creare imbarazzo è stata la primissima reazione: “Basta che non abbiate bisogno di soldi”. Che erano l’ultima cosa che volevamo chiedere. A fare più male è stato lo scetticismo di fondo, manifestato in un momento in cui io non ero presente: “Tanto Paolo è fatto così, vedrai che cambierà idea”.
Rispetto all’esigenza reale, cioè quella di avere un punto di appoggio, ovvero in pratica l’uso della doccia e della lavatrice e di un po’ di spazio nel box per mettere un piccolo armadio con del vestiario, è emersa la preoccupazione di perdere la loro privacy. Ecco servite altre perplessità.
Insomma, poteva andare meglio, ma probabilmente anche peggio. Nonostante questa consapevolezza l’umore è precipitato, legato soprattutto alla sensazione di essere sempre disponibili per gli altri quando serve una mano, ma di non ricevere altrettanta attenzione quando siamo noi ad avere bisogno. E’ anche vero che i nostri “bisogni” possono essere un po’ più impegnativi di altri…
Ad ogni modo quello che è successo negli ultimi due mesi è stato una sorta di raffreddamento dell’entusiasmo, ravvivato però intorno a Natale per qualche giorno passato in Liguria con il camper. E nuovamente raffreddato dalla fatica di mettere a punto una strategia efficace di cessione dell’attività lavorativa. Su questo punto continuiamo a riflettere, cercando soprattutto di capire se sia possibile in qualche modo allontanarci dalla nostra città mantenendo però il controllo del bar.
Dal punto di vista economico questo renderebbe le cose complicate, se non addirittura insostenibili, a meno di un qualche colpo di fortuna che ci porti in cassa qualche euro non previsto. Nella nostra ottica ragioniamo su qualche migliaio di euro per essere tranquilli, diciamo tra 12 e 16 mila, per avere un’autonomia – a prescindere dalle entrate che proveremo a generare come nomadi digitali – intorno ai 12 mesi. Non possiamo dimenticare, infatti, che sul nostro bilancio familiare pesano oltre 600 euro di rate mensili che vanno ovviamente onorate.
Nelle ultime settimane, assorbita la delusione causata dalle reazioni familiari, siamo tornati agguerriti. E abbiamo ridefinito la nuova data in cui pensiamo di trasferirsi, con la chiusura dell’affitto di casa identificata con fine maggio. Abbiamo quindi messo in calendario un riordino del box, che essendo svincolato dall’abitazione terremmo in affitto anche andando a vivere in camper, previsto per venerdì prossimo. L’obiettivo è quello di disfarci degli oggetti palesemente non utilizzati, e inutilmente ingombranti, per fare posto a quello che dovremo portare via da casa ma che non troverà posto in camper. E poi abbiamo fatto le foto a tutti i mobili di casa che entro tre mesi vogliamo vendere: tendenzialmente tutti i pezzi di Ikea, il cui valore totale da nuovo non supera i mille e cinquecento euro, ma di dimensioni tali da non poter stare nel box.
Vediamo se questa sarà la volta buona!