2 giugno 2019 – Oggi giornata di lavoro al bar, la mattina Maria Luisa e al pomeriggio/sera Paolo. Quella appena trascorsa è stata la terza notte passata su Falkor. Si comincia a considerarlo “casa”! Ma non è ancora completamente vero. Dal fianco del camper esce però un cavo, che sembra un cordone ombelicale: è il filo elettrico che ci mantiene operativi fino alla partenza vera e propria. Batterie cariche, frigo che gira a 220 Volt, consumi elettrici come se non ci fosse un domani! In effetti quello dell’autonomia potrebbe rivelarsi il nostro vero Tallone d’Achille, ma lo scopriremo sulla nostra pelle prossimamente. Del resto, avendo pochi soldi e poche certezze meglio prima sperimentare e poi decidere come intervenire.
Finora abbiamo realizzato tutti quei lavoretti dal costo contenuto, ma che possono migliorare la qualità della vita in camper: eliminata la moquette in favore di un rivestimento in PVC, riparato il piano del lavello in bagno, sostituito il rubinetto della cucina, installato le chiusure di sicurezza sulle porte anteriori e su quella di ingresso alla cellula, adottato un ricevitore Bluetooth per l’autoradio, acquistato contenitori vari per ottimizzare lo stivaggio, rinnovato il set di piatti e bicchieri, realizzato una copertura per il piatto doccia, installato una videocamera di sicurezza. Piccole cose che rendono l’ambiente più personale e funzionale.
Martedì, perdonateci la metafora, staccheremo le macchine che tengono Falkor artificialmente in forma, o se preferite recideremo il cordone ombelicale che lo unisce a “mamma casa”, e leveremo le ancora, in cerca di nuovi porti temporanei dove svolgere la miriade di nuovi lavori che immaginiamo di riuscire a fare. Più prosaicamente, questa prima settimana libera da vincoli sarà dedicata a del lavoro arretrato più leggero ma soprattutto a un po’ di riposo fisico, in modo da dare ristoro alle stanche membra.