29 ottobre 2019 – Ragazzi ma quanto è poco il tempo? Diventando fulltimer pensavamo di dedicare più tempo a noi stessi, ma invece qui si trotta continuamente! Anche perché, e questa è la cosa positiva, ci stiamo appassionando a curare questo piccolo angolo informativo che è Seimetri.it. Siete in tanti a seguirci e questo ci fa piacere. Oggi vogliamo scrivere qualche riga per spiegarvi meglio i motivi dell’esistenza del sito e la filosofia che ci guida. Non lo facciamo per edonismo, ma perché a volte qualcuno esprime sensazioni negative che si basano sulla mancanza di conoscenza. E allora vogliamo chiarire qualche aspetto di questa nostra attività.
L’idea di Seimetri.it è nata oltre due anni fa, quando il nostro progetto era in fase embrionale. Dato che come tutti coloro che pensavano di cambiare vita e diventare fulltimer eravamo a caccia di informazioni tecniche e pratiche, ci siamo detti che sarebbe stato interessante provare a raccontare il nostro percorso, in tutte le sue sfaccettature. L’obiettivo era quello di poter essere alla fine, se tutto fosse andato bene, una fonte di utili informazioni per chi dopo di noi avesse voluto seguire le stesse orme.
Parallelamente, abbiamo cominciato a ragionare su un progetto professionale che ci aiutasse a mantenerci pur viaggiando continuamente. Seimetri.it non è quel progetto: ovvero non è con questo blog che vogliamo guadagnarci da vivere. I motivi sono molti, ma principalmente perché “monetizzare” un lavoro di questo tipo oggi è un’impresa improponibile: sarebbe un progetto editoriale molto più grande e che richiederebbe investimenti che non siamo in grado di fare.
Con il passare del tempo, e con la vita da fulltimer che è diventata – ormai da quasi cinque mesi – una realtà, abbiamo messo a fuoco meglio gli obiettivi di Seimetri.it. Anzi: l’obiettivo. Che è quello di divertirci e di condividere con altre persone che hanno gli stessi interessi e la stessa passione informazioni utili. Dopo tutto conosciamo discretamente il settore, siamo persone curiose a cui piace informarsi e sappiamo scrivere. Quindi perché non fare qualcosa di originale?
A noi piacciono, per tante ragioni, i veicoli di piccole dimensioni. Cosi abbiamo cominciato a cercare nei cataloghi dei produttori le “chicche”: mezzi tradizionali corti o furgonati particolarmente originali. E stiamo cominciando a parlarne sul blog e sui social, insieme a informazioni sugli accessori (adatti a tutti i camper) che magari sono meno facili da trovare.
A guidarci sono quindi solo la curiosità e la passione: nessun guadagno, nessuna sponsorizzazione, nessun interesse (economico) personale. Ovviamente scrivere in questi termini, ovvero un vero e proprio articolo e non un post di poche righe, richiede tempo: bisogna cercare le informazioni, depurarle dai puri contenuti di marketing (quello che noi definiamo “aria fritta”), riunire solo quelle utili, spesso cercare dati fondamentali che a una prima occhiata non si trovano e quindi mettere tutto in un articolo. Dopo tanta “fatica”, ci sembra quindi legittimo cercare di diffondere il più possibile queste informazioni, non con lo scopo di raccogliere “like”, ma semplicemente per la gratificazione di vedere il proprio lavoro utile per gli altri.
Noi rispettiamo le opinioni di tutti e non pretendiamo di imporre la nostra idea. Però una cosa va spiegata a chiare lettere, perché questa è la base della comunicazione: un articolo, se scritto da una fonte indipendente, NON È UNA PUBBLICITÀ! La pubblicità ha altre basi: si parla solo bene di un prodotto o di un’azienda e si viene pagati per farlo. Il contenuto così creato viene pubblicato sui social, sui giornali, in TV o in radio A PAGAMENTO. Gli spazi dedicati a questo tipo di attività vanno identificati come tali e per poterli usare bisogna sborsare del denaro. Questa è la pubblicità.
Un articolo informativo, che può essere scritto bene o male, essere incompleto o meno, piacere o non piacere, NON È PUBBLICITÀ. Scusate per le lettere maiuscole, ma vogliamo chiarire bene questo aspetto. Se un utente pubblica un post in cui si definisce contento del suo prodotto, citandolo con il suo nome e quello del produttore, a nessuno viene in mente di impedirglielo sostenendo che è pubblicità. Quindi perché dovrebbe esserlo la nostra?
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