Terra e acqua. Acqua e terra che si rincorrono costantemente in una pianura senza fine. O almeno così sembra in questa stagione. Le strade sono solo di due tipi: quelle disegnate sugli argini, da cui si “domina” il panorama circostante, e quelle che si dipanano accanto al terrapieno: la visuale coperta da un lato e la piana dall’altro. Ah… no: ci sono anche quelle che attraversano l’infinita pianura! In tutte, un immenso fascino. Sono strade da percorrere lentamente, gustando il paesaggio e adocchiando i punti più adatti per una sosta.
Il viaggio che ho deciso di battezzare “Un Po in camper” comincia da qui, dalla foce del grande fiume italiano. In una stagione forse non ideale, dominata (a fine dicembre 2022) da giornate uggiose, a tratti piovose, dove l’orizzonte si confonde con il cielo. Ma tra i diversi progetti che avevo in testa non potevo che cominciare da questo e proprio da qui.
Un seme che ha messo radici
È in questo parco che alla fine del 2019 io e Marilù ne abbiamo posato il seme, poi coltivato durante il lockdown. All’epoca non sapevamo se partire dalla sorgente sul Monviso, a Pian del Re, per poi scendere fino alla foce o viceversa. I tempi sarebbero stati dettati dalla stagione in cui saremmo finalmente potuti partire: la strada che raggiunge il punto in cui il Po nasce è infatti aperta solamente nel periodo estivo, dal 15 giugno.
Così, avendo deciso per dicembre, la scelta è stata obbligata. Ma anche la più simbolicamente corretta: quel seme qui ha messo radici, e da quelle si parte per il nostro viaggio di esplorazione. Uso il plurale perché Yoda è parte integrante di questa strana famigliola composta da me, un barboncino e il camper Falkor. Con noi ci sarà sicuramente anche lo spirito di Marilù, ad accompagnarci delicatamente.
Un viaggio a tappe e fatto con lentezza
Un Po in camper vuole essere un percorso a tappe, gustate con lentezza. Questa non è un viaggio che inizia e finisce senza soste e non è nemmeno una vacanza. È più un ideale, spinto dalla curiosità di conoscere la vita lungo le sponde, in un ambiente ricco di opportunità, ma anche crudele come solo la natura sa essere. Dove chi ci abita vive di sacrifici e di sudore, dove in ogni angolo può celare una sorpresa. Tutto lontano dalla frenetica vita che caratterizza le nostre grandi città.
Non è una vacanza, dicevo, e quindi sarà un percorso “fatto a pezzi”: ogni volta che dovrò tornare ad Arese, dove ci sono i miei affetti più cari, mi fermerò, pronto a tornare nel punto in cui avevo lasciato per tornare a seguire le strade lungo il fiume. Rigorosamente le più vicine al corso d’acqua: niente autostrade, poche statali, moltissimi percorsi locali. Il tutto lavorando. Quindi ci sarà solo un piccolo spostamento al giorno: qualche chilometro, per cambiare paese e avanzare piano piano verso il Monviso. Non ci sono tempi pianificati: finirà quando finirà.
Dove il Po si getta nell’Adriatico
La partenza è stata oggi da Pila di Porto Tolle, nel punto dove la “bocca” principale del Po si getta nell’Adriatico. In realtà anche il Po della Pila si divide in tre (Busa di Tramontana, Busa Dritta e Busa di Scirocco), ma di fatto è qui che il grande fiume sfocia in mare. Nel delta si trovano anche il Po di Maistra, il Po delle Tolle (con le diramazioni di Busa Bastimento e Bocca del Po delle Tolle), il Po di Gnocca (o della Donzella, anch’esso con una biforcazione terminale) e il Po di Goro.
E poi c’è il Po di Levante, che però ne è ormai ne è idraulicamente separato e non ne accoglie più le acque, trasformato in una via adatta alla navigazione che collega il mare Adriatico, i laghi di Mantova, il Lago di Garda e i porti fluviali della conca di Canda e di Torretta di Legnago. Per questo ci faremo un giretto domani. Tutto questo si trova all’interno del Parco regionale veneto del Delta del Po, un ambiente naturale unico e di grande fascino. E per questo in questi primi giorni mi soffermerò qui.
Il villaggio dei pescatori
Pila di Porto Tolle (quest’ultima infaustamente famosa per una grande centrale termoelettrica ormai dismessa e al cui posto sarà creato un villaggio turistico) è una piccola frazione di circa 350 abitanti la cui economia è interamente basata sulla pesca. Proprio il “villaggio dei pescatori”, situato alla fine della strada asfaltata, è l’elemento più caratteristico. Pila non ha aree attrezzate e dispone anche di pochi parcheggi, ma lungo la strada sull’argine non mancano gli spiazzi dove fermarsi per una sosta. Io qui ci ho dormito una notte: in questa stagione la strada è tranquillissima, percorsa solo, specie di prima mattina, dai “vongolari”. Del resto, tutta la zona in inverno non è particolarmente frequentata dai turisti.
Informazioni utili
- Dove dormire: lungo la strada del “villaggio dei pescatori”, a patto che non ci siano molti altri camper, nel qual caso meglio spostarsi qualche chilometro ed evitare sovraffollamenti.
- Dove mangiare: Trattoria Gente di Mare, via Curtatone 13. Non l’ho provato, ma le recensioni su Trip Advisor e su Google sono molto positive. Servono soprattutto pesce… a prezzi da pesce.
- Camper service: Area di sosta e camper service, viale Giuseppe di Vittorio 44, Ca’ Tiepolo. Si trova a 17 chilometri da Pila. Sono passato per valutarla, ma era interamente occupata da giostrai; quindi, non ho potuto verificare gli impianti.