2 gennaio 2023 – I primi chilometri risalendo il corso del Po si snodano tranquilli. Nella primissima parte risalgo il Po di Levante, poi prendo la statale 309 in direzione di Ravenna e dopo pochi chilometri raggiungo Taglio di Po. Qui attraverso il Po di Venezia (quello che sfocia principalmente a Pila) e finalmente posso seguire il corso del fiume. Da tenere presente che la strada sull’argine destro (quello sinistro per me che risalgo) nella prima parte è un’area ciclo-pedonale, accessibile ai mezzi a motore solo per l’accesso alle attività ricettive. Io ne percorro un pezzettino (a causa di un cartello non presente sulla strada da cui accedo), prima di accorgermi dell’errore e tornare sulla strada principale verso Mazzorno. Nemmeno Google Maps mi avverte della limitazione alla circolazione.
Da qui il Po è davvero maestoso e in questo periodo non si percepisce in nessun modo la siccità che lo ha colpito l’estate scorsa: l’acqua è abbondante, anche se scura e limacciosa. Abbinata al clima grigio, la nebbiolina bassa e l’umidità crea un’atmosfera abbastanza tetra, che però ha il suo perché.
In linea con lo stile di viaggio lento che ho scelto, mi sposto ancora di una manciata di chilometri: dopo quattro giorni ho bisogno di fare camper service (soprattutto svuotare il bagno). Raggiungo Mazzorno Destro, frazione di taglio di Po dove, stando alle guide, c’è un’area di sosta gratuita. Mi ritrovo in un piccolissimo borgo, non più di una quarantina di case, molte delle quali abbandonate. L’area di sosta è esattamente al centro, accanto alla chiesetta (chiusa per ristrutturazione) e di fronte a una minuscola scuola elementare.
Niente negozi, bar o ristoranti
Ci sono cinque stalli di dimensioni abbondanti, corrente a pagamento (due euro l’ora) e camper service con carico di acqua potabile (10 centesimi ogni 10 litri). Lo spazio è condiviso con il piccolo parcheggio per i residenti. Quando arrivo non c’è nessuno. A Mazzorno Destro non c’è traccia di esercizi commerciali, nemmeno un baretto. Gente per l’unica strada della frazione non se ne vede, ma dall’area di sosta si ha accesso diretto, a un centinaio di metri di distanza, all’argine ciclabile. Nella stagione giusta è quindi un’ottima base per chi vuole inforcare la propria due ruote e andare alla scoperta del Parco regionale veneto del Delta del Po.
La zona è tranquilla, ottima per chi come me deve lavorare, ma sia nel pomeriggio sia a sera osservo attonito la scena: nella scuola sono evidentemente previste delle riunioni e numerose auto arrivano nel giro di pochi minuti occupando completamente stalli e area camper service, senza nemmeno che qualcuno avesse la buona creanza di chiedermi, visto che la mia presenza era assolutamente visibile, se avessi bisogno di usare i servizi. Insomma, tutta l’Italia è paese… Non importa che ci si trovi in una frenetica grande città o nel più sperduto dei paesini: il rispetto per le regole e per gli altri è in secondo piano rispetto alla propria comodità. E non è che in campagna manchi il posto dove parcheggiare…
Non c’è altro da vedere o da fare a Mazzorno Destro, se non usufruire del camper service. Purtroppo, quando decido di servirmene scopro che lo scarico per il WC a cassetta è completamente intasato. E lo faccio nel peggiore dei modi: vuotando la cassetta in modo deciso per ritrovarmi liquami vari che fuoriescono copiosi dall’imboccatura della colonnina. Non resta che armarsi di pazienza, sollevare la grata per lo scarico delle grigie, completare lo svuotamento della cassetta, ripulire tutto lo schifo rigurgitato dall’impianto e apporre un biglietto con su scritto “ATTENZIONE: scarico intasato”. Non so cosa farà il camperista dopo di me, ma spero che il Comune, quando passerà a ritirare l’obolo per la corrente e l’acqua potabile, sistemi il problema.
Comunque, alla fine tutte le operazioni sono state portate a termine e sono pronto a riprendere la mia esplorazione del corso del grande fiume.
Per chiudere un’informazione sull’isola di Albarella, che ho citato nel post di ieri come posto interessante da visitare: mi hanno segnalato (grazie Giovanna e Alberto!) che l’area è privata, di proprietà di una società alberghiera. L’accesso è quindi consentito solo a chi si reca nelle strutture ricettive e ludiche o nei ristoranti (prenotati) presenti sull’isola. Una triste storia italiana…