7 gennaio 2023 – Terra e libertà. Sono queste le parole che nel visitare il Po a Papozza hanno arricchito la mia esperienza. Il merito è tutto di Roberto, conosciuto per caso martedì mattina: stavo facendo colazione e intorno a Falkor si è materializzato un uomo a cavallo, vista tutto sommato inusuale vicino a una grande città come Milano, ma più normale in posti come questo. A un suo sguardo incuriosito mi è sembrato gusto aprire la porta e salutarlo. In pochi minuti ero invitato a casa sua per un aperitivo serale.
La sua squisita ospitalità (che si è tradotta in un prolungamento a cena con risotto cotto su una “cucina economica” a legna d’altri tempi), la sua cultura e la sua preparazione dal punto di vista ambientale mi hanno colpito. Ne sono nate tre ore di chiacchiere e confronto molto piacevoli e arricchenti. Forse questa è stata fino a oggi la mia più autentica esperienza di “viaggiatore”, dato che vengo che da una vita molto “cittadina” in cui la mie caratteristiche principali, per molti anni, sono state timidezza e riservatezza. Aprirmi così con una persona conosciuta casualmente e unirmi a lui per una cena casalinga non mi era mai capitato!
Una vita per l’ambiente
Lui è guida ambientale, ha gestito la vicina oasi del WWF per tanti anni e soprattutto ha maturato esperienze nel Messico zapatista che lo hanno portato ad adottare il motto “terra e libertà” anche in questo angolo di Polesine. Da 18 anni vive in una fattoria da lui personalmente ristrutturata e circondata da due ettari di terreno, tra cui un’area boschiva naturale, piena di animali (cavallo, asini, capre, galline, anatre) e coltivazioni di frutta e verdura per uso familiare. Ha anche fatto parte dell’organizzazione WWOOF (World Wide Opportunities on Organic Farms), la cui missione è quella di mettere in contatto visitatori con gli agricoltori biologici, promuovere uno scambio culturale ed educativo e costruire una comunità globale consapevole dell’agricoltura ecologica e delle pratiche di sostenibilità. Tutto, qui a casa sua, segue questo principio.
Tra una chiacchiera e l’altra mi ha raccontato di Papozze, dove sostanzialmente il Po si divide per la prima volta: da una parte, più avanti, si trasformerà in Po di Venezia, mentre dall’altra parte il Po di Goro. Da qui inizia anche il Parco regionale veneto del Delta del Po. A Papozze ci sono la già citata Oasi Golena di Panarella del WWF, dove tra l’altro è possibile sostare in un ampio parcheggio, e un indicatore posto in una delle golene del Po a testimonianza della piena maggiore che si ricordi in anni recenti: nell’ottobre 2020 l’acqua raggiunse i sette metri e 34 centimetri sopra lo zero idrometrico.
Quell’evento fu ovviamente eccezionale, ma Roberto mi ha raccontato di come oggi manchino totalmente, ormai dal 2019, le piene che per il grande fiume erano assolutamente normali: due all’anno, in primavera e autunno, che servivano a “pulire il fiume” depositando detriti e rifiuti sulle golene e rinnovando il terreno. Siccità e mancanza di piene portano poi alla risalita del “cuneo salino”: in occasione dell’alta marea, l’acqua del mare risale il Po anche per decine di chilometri, con danni ambientali inestimabili e con l’impossibilità di utilizzare l’acqua del fiume a fini irrigui, mettendo quindi a rischio anche l’agricoltura.
Una visione un po’ disillusa
A questo si aggiungono una sensibilità ambientale che secondo Roberto non è per nulla in aumento, nonostante il comune sentire, e una cultura generale sempre meno diffusa. “Mentre una volta i giovani figli dei contadini locali studiavano per migliorare la loro posizione sociale e sollevarsi dalla miseria, oggi quelli che abitano queste zone preferiscono dedicarsi alla pesca delle vongole: un lavoro notturno ben pagato, che rende secondo loro inutile impegnarsi nello studio. Perché lavorando regolarmente in questo modo si fa presto a ‘farsi il BMW’ e fregarsene di tutto il resto…”, dice Roberto.
Insomma, una visione un po’ disillusa del mondo, a cui lui ha cercato e cerca di dare comunque un contributo, ospitando quando può turisti interessati a condividere un po’ di genuinità e organizzando tour a piedi, in cayak, a cavallo. Ma non parlategli di ciclisti (gli argini del fiume costituiscono la Ciclovia del Po, da Torino a Venezia) o di camperisti: i primi corrono a testa bassa pensando solo a coprire chilometri senza guardarsi nemmeno intorno, i secondi ragionano più in termini di raduni da BBQ incompatibili con il fragile ambiente del delta. Forse basterebbe un po’ più di consapevolezza per migliorare il rapporto tra turisti (troppo spesso frettolosi e concentrati su sé stessi) e territorio locale, ma oggi la situazione è questa.
Tra un aneddoto e l’altro la serata scorre veloce, e alla fine a me e Yoda non rimane che risalire l’argine e percorrere a piedi quelle poche centinaia di metri che separano la Fattoria La Girandola di Roberto dal nostro Falkor, respirando a pieni polmoni l’aria di questa zona.
Informazioni utili
- Dove dormire: nel parcheggio dell’Oasi Golena di Panarella del WWF. Il Camping Meridiana 2000 di Papozze purtroppo è chiuso da tempo.
- Dove mangiare: all’inizio dell’abitato di Papozze, in via Braglia 3 (a 6,6 km di distanza dal parcheggio), si trova il ristorante-pizzeria Le Magnolie. Non l’ho provato, ma le recensioni sono buone.
- Camper service: La più vicina (13,9 km) è a Mazzorno, lungo le rive del Po, in via Gesù Crepaldi 6. Qui ci sono cinque stalli di grandi dimensioni, corrente elettrica a pagamento (2 euro per 8 ore), camper service e carico acqua potabile (a pagamento: 10 centesimi ogni 10 litri)