5 giugno 2019 – La vita ci sorride. Il caldo si è stemprato già dalla sera prima, il cielo è un po’ meno azzurro, ma il risveglio in un lungolago ancora deserto ci dà una sensazione di pace, tranquillità e libertà che da tempo cercavamo. Oggi i ritmi sono stati blandi, anche se il lavoro non è mancato: un’intervista telefonica per Marilù e un’ora di training in videoconferenza, in inglese, per Paolo. Ma poi di nuovo sotto un albero, a scrivere e a tradurre, con una produttività difficilmente raggiungibile in un ambiente da ufficio normale.
Tutto perfetto? Quasi. Come previsto si cominciano a fronteggiare i primi piccoli inconvenienti. Se la ricarica di smartphone e tablet non dà problemi (Falkor, come ricorderete, è equipaggiato con quattro prese USB), i portatili si rivelano un po’ più ostici. In realtà solo quello di Marilù: il MacBook Pro di Paolo ha alimentazione tramite USB-C che funziona bene con un adattatore certificato per la presa da accendisigari; il MacBook Pro di Marilù, invece, è un po’ più datato e ha solo il tradizionale alimentatore a 220 Volt. Per la serie “prima proviamo e poi vediamo cosa serve davvero” abbiamo scoperto che il piccolo inverter della APC a onda quadra che da tempo tenevamo in un cassetto senza mai utilizzarlo non serve a nulla: l’alimentatore del Mac va a tratti (come le frecce di un’auto: adesso sì, adesso no…). Il risultato è che durante l’uso la carica residua della batteria si mantiene a fatica, mentre solo a computer spento la ricarica avviene molto lentamente. E supponiamo con grande stress per il carica-batterie. Domani, quindi, oltre alla zanzariera bisognerà acquistare anche un inverter più serio.
Ecco, la vita da fulltimer ora è davvero iniziata. Da questo momento ogni piccolo problema diventa una nuova sfida. Che vinceremo grazie alla tenacia e alla testardaggine. Certi che questa vita sarà quella giusta.